VENERDI 24 OTTOBRE
PAURA?!? ANCHE NO!
Racconti, testi, video, musica e sfizi enogastronomici per una serata
a finanziamento dell'infrastruttura tecnica di Radio Onda Rossa
Informazione -> Paura -> Allarme
Sicurezza -> Sorveglianza -> Controllo
dalle ore 20:00
Aperitivo – Cena – AbBuffet
Sfiziosita' enogastronomiche
a seguire:
– Racconti dalla Giornata Europea "Liberta', non paura" contro
l'abuso dei mezzi di sorveglianza di massa.
http://paura.anche.no/
NON ODIARE I MEDIA, ESSILO!
– Presentazione di
http://roma.indymedia.org/
Come i media indipendenti possono scardinare i meccanismi di creazione
della paura che giustificano il controllo e la repressione.
Proiezioni video
Selezioni musicali free – no/copyright
Porta la tua musica!
Riempi l'automatico di ROR con le tue selezioni audio
In funzione:
Bugs' Burn-IT – Juke-box/Masterizzatore di musica libera
Free Internet Point
Birreria
http://bugslab.net/
http://www.csalatorre.net
techbloc@ondarossa.it
info@bugslab.net
Noi non abbiamo paura
Sfidiamo la paura proprio perché la conosciamo bene e sappiamo che non e' quella che ogni giorno ci viene imposta dai media e dai governi. Le ostre paure non sono quelle che loro ci spacciano. Le nostre paure sono quelle legate alla precarietà quotidiana che ci costringe ad accettare ruoli e mansioni intermittenti e ad adattare le nostre apacità a situazioni in perenne cambiamento. La nostra paura sta nel vedere una busta paga, per chi ce l'ha e non lavora in nero, sempre più magra. La nostra paura sta nell'essere sempre più nelle mani di chi ci sfrutta: basta uno squillo di telefono per attivare le nostre onnessioni e farci essere sempre al lavoro.
La nostra paura sta nell'impossibilità di avere una vita auonoma istaccata dalle reti familiari – l'unico welfare possibile dopo lo smantellamento di tutti i diritti acquisiti negli ultimi 30 anni di lotte. E per chi non ha una famiglia che lo sostiene la paura diventa ancora più grande. Per chi è arrivato in Italia da un altro paese e non può contare su una rete di sostegno la vita diventa sempre più difficile. Il ricatto di un permesso di soggiorno o di una cittadinanza negata, di un decreto di espulsione sempre imminente, alimenta la paura di chi prova a vivere in un mondo che non conosce e che già di per sé è difficile e pauroso.
La nostra paura sta nel vedere erosi e impediti gli spazi di libera espressione delle soggettività: tutto ciò che si discosta dalle norme del perbenismo, dell'eterosessualità, del decoro. Tutte le soggettività eccentriche – perché si vestono o si comportano in un certo modo, perché sfidano con la loro esistenza le imposizioni di una società sempre più patriarcale, bigotta e moralista – sono quotidianamente messe in discussione e/o attaccate (anche fisicamente) al grido di "non se ne può più!". Gli apparati dello Stato poi arrivano, dopo che la giustizia sommaria ha fatto il suo lavoro, a sedare gli animi riprendendo il controllo della situazione, emanando leggi sempre più liberticide e repressive.
Il tutto si svolge sotto gli occhi attenti delle telecamere, che siano quelle dei telegiornali, quelle di una banca, quelle che controllano i posti di lavoro e gli uffici, quelle dei negozi e dei supermercati, quelle degli autobus: qualsiasi nostra mossa viene registrata ed indicizzata. Ogni volta che acquistiamo un prodotto, che utilizziamo un bancomat o una carta di credito, che paghiamo un pedaggio autostradale, che entriamo in un ufficio o ci rechiamo al lavoro, c'è qualcuno che accumula informazioni su di noi, pronto ad utilizzarle per affinare le ricerche di mercato oppure quelle di polizia.
Abbiamo paura di utilizzare strumenti semplici e quotidiani – come il telefono, la posta elettronica, le piattaforme di social network, i servizi VOIP, gli Istant Messenger – perché ogni nostro messaggio, documento, comunicazione, è potenzialmente intercettabile. E anche perché le reti sociali che attiviamo diventano l'ennesimo lavoro precario, svolto in tranquillità, divertendosi e socializzando davanti allo schermo di un computer che consente al mercato di affinare le sue tecniche, di proporci l'ennesima pubblicità, di indagare e determinare direttamente i nostri gusti personali in fatto di abbigliamento, sesso, cibo o droghe. Lavoriamo in/consapevolmente per un padrone che ci spia ininterrottamente per venderci la tranquillità che abbiamo perduto sotto forma di neccessità di controllo. La libertà di parola, di pensiero, di agibilità politica sono sempre più sotto attacco grazie all'uso di strumenti di controllo sempre più invasivi. Database sempre più sofisticati, schedature di massa, militari agli angoli delle strade, forme di sorveglianza elettronica sempre più mirata, richiesta di impronte digitali, controllo dei flussi comunicativi dei nostri computer.
Qual è il prossimo passo?
Sappiamo che la paura è un'emozione governata dall'istinto, che ha come obiettivo la sopravvivenza dell'individuo ad una presunta situazione di pericolo. Sappiamo anche che la paura può essere indotta.
Quando ancora ci fosse sfuggito, stiamo imparando che la sorveglianza presente in ogni gruppo organizzato come elemento di regolazione dei rapporti sociali. La sorveglianza può essere invadente, e rappresentare un attentato alla nostra libertà infinitamente maggiore delle minacce che ci fanno passare davanti agli occhi.
Una paura indotta e una sorveglianza invadente determinano il controllo sociale. I pericoli della quotidianità non cambiano, ma il senso di paura indotto dai media permette ai governi di tutta Europa di limitare ogni giorno di più i nostri diritti e la nostra libertà personale in nome di un presunto "allarme sicurezza".
Di fronte a tutto questo, non possiamo e non intendiamo avere paura.
Perché la nostra paura la conosciamo e non sarà mai la vostra paura.
Noi abbiamo paura del vostro controllo.
Noi non abbiamo paura di vivere liberamente.