VENERDÌ 15 GIUGNO
Presentazione del libro
(R)ESISTENZE di Valerio Nicolosi.
“Trovo nello sguardo di Valerio Nicolosi un’attenzione per le mille storie che nei libri son sempre minuscole, ma che sono quelle che davvero devono interessare il racconto, perché se c’è un errore che chi fa il mio mestiere e della mia generazione è stato quello di ammalarsi di geopolitica, perdendosi la geopoetica, quella delle persone comuni.” dalla prefazione di Chicco Elia.
(R)esistenze è un progetto editoriale della casa editrice Crowdbookes che, con fotografie e parole di Valerio Nicolosi, racconta esperienze di resistenza e lotta attraversando 9 Paesi situati in 3 nell’arco degli ultimi 13 anni.
Siamo partiti dall’Isola delle vedove nel nord ovest del Nicaragua. Qui i Caneros muoiono di una malattia ai reni causata dalle tante ore di lavoro ad altissime temperature e soprattutto dai pesticidi che l’azienda getta sui campi proprio mentre i Caneros lavorano. I pesticidi contengono degli acidi che – oltre a bruciare la pelle dei lavoratori – inquinano le falde acquifere della zona e di conseguenza infettano i reni. Sull’Isola delle vedove sono rimasti ormai pochissimi uomini, quasi tutti già malati e impossibilitati a lavorare. Solo le
loro mogli, madri e fidanzati gli sopravvivono. Da qui il nome del luogo.
Abbiamo risalito il centro America fino al confine Guatemala-Messico di Hidalgo, dove ogni giorno decine di migranti attraversano il fiume che divide i due Paesi per dirigersi al nord, verso gli USA, per cercare una vita più dignitosa. Lungo questa rotta abbiamo incrociato le piccole comunità indigene della selva e arrivando fino alle zone controllate dall’EZLN, l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, che oltre 20 anni fa disse “Ya Basta!”. Basta al
trattato tra Messico e Usa, a seguito del quale insorsero contro il Governo messicano rivendicando le loro origini indigene e il loro legame con la terra, ripudiando il trattato e dichiarando l’autogoverno nelle zone da loro occupate.
Abbiamo attraversato l’oceano e siamo arrivati in Europa dove i movimenti si sono opposti alle politiche di austerity in Italia, Belgio e Germania.
Abbiamo
incontrato la comunità kurda di Bruxelles che durante l’assedio di Kobane ha manifestato quasi ogni giorno sotto i palazzi dell’Unione Europea per chiedere un intervento a sostegno del popolo kurdo. Dal Belgio siamo scesi a sud fino ad arrivare in Italia dove prima abbiamo incontrato le realtà che praticano lo sport popolare, accessibile a tutti e mezzo di prevenzione della criminalità dei
quartieri poveri delle città. Con il calare della notte siamo entrati nei bar della periferia romana che cercano di resistere alla sempre più pressante gentrificazione che risucchia tutto quello che c’è di autentico nei quartieri per trasformarlo in luoghi alla moda e costosi. In questo contesto abbiamo conosciuto i personaggi che vivono questa realtà tra dipendenze da alcol, problemi sociali e familiari e nottate passate tra vino, carte e biliardo, mantenendo sempre un grande spirito d’umanità. Con lo spuntare del giorno siamo usciti dai bar per andare nei campi Rom della capitale da sempre emarginati dalla società e vittime del pregiudizio razziale.
Prima di scendere ancora più a sud siamo passati per la “Jungle” di Calais dove circa 10.000 persone vivevano fino a pochi mesi fa in condizioni al limite dell’umanità. Continuavano a resistere spinti dalla volontà di attraversare il Canale della Manica in ogni modo possibile così da poter finalmente dignitosamente nel Regno Unito.
Da Calais abbiamo puntato alla volta del Libano, dove oltre un milione di profughi siriani vive in campi e case provvisorie. Siamo entrati in un ospedale di guerra della Croce Rossa Internazionale dove sono ricoverati i feriti dei bombardamenti di tutti gli schieramenti coinvolti nel conflitto siriano.
(R)Esistenze racconta le vite di tutti loro, quelle che erano le loro aspettative in Siria, come sono sfumate a causa della guerra e quello che si aspettano dal futuro.
Chiudiamo il nostro viaggio in Palestina, luogo simbolo della resistenza negli ultimi decenni. Attraverso le fotografie conosceremo la Striscia di Gaza con la sua voglia di vita in mezzo alle macerie della guerra.
Impareremo a conoscere gli studenti e le studentesse delle università, la spiaggia della città come luogo d’aggregazione, il parkour e il rap come simboli della resistenza e della lotta
giovanile, il porto e i pescatori che ogni notte sono bersaglio dei colpi provenienti dalle navi militari israeliane.
Questo è il viaggio umano e professionale che ho intrapreso 13 anni fa scegliendo di stare dalla parte dei più deboli.
Qualche volta ho sentito dire che i poveri vanno trattati come re. Non sono d’accordo: essendo io profondamente antimonarchico preferisco trattare tutti come essere umani, con la stessa dignità. Tutte le persone che ho incontrato le ho trattate in questo modo perchè era il migliore per poterle raccontare.