COMUNICATO SULL’ASSALTO FASCISTA DEL 22 FEBBRAIO

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 Con Carla e Valerio nel cuore

Le elezioni si avvicinano, i fascisti in  doppiopetto criminalizzano i movimenti sociali e aizzano, i fascisti in
divisa si materializzano nella notte, sfregiano, aggrediscono e si dileguano nel buio, le istituzioni non vedono, non sentono, non  parlano, tese a rincorrere una pacificazione impossibile e un voto ‘moderato’ in più.

La notte è quella appena trascorsa, corollario ad una vitale, decisa, ricca giornata di memoria e azione. La manifestazione per Valerio Verbano ha avuto successo, nei numeri e nella sostanza, il murales esprime passione e regala emozione, rammentando di ieri parlando di oggi.

Verbi da coniugare anche al passato, perché la notte arma idioti utili al sistema: una mano di bianco, offese di nero, l’infamità è servita. Un abbraccio immenso a Carla, le bestie non conoscono il rispetto, ma tu non sarai mai sola.

Poi l’assalto al centro sociale La Torre. Nessun ferito, la difesa funziona, mille ferite, la determinazione collettiva come antidoto. E’ successo a noi, è successo ad altri, è successo a tutti.

E tutti, determinati, saremo oggi pomeriggio alla Garbatella, altro territorio su cui si concentrano le attenzioni e le provocazioni di un candidato sindaco con la camicia linda e la giacca a tracolla, abito nuovo che non può nascondere concetti vecchi e sporchi di odio.

E tutti, determinati, saremo venerdì 24, ore 17.00, al csa La Torre, ingranaggi di una macchina che reclama strada e liberazione. Una macchina tutt’altro che pacificata.

Le compagne e i compagni del csa La Torre 

COMUNICATO SULL’AGGRESSIONE DEL 14 febbraio

 

Nella notte tra il 13 e 14 gennaio, intorno alle 03.30, dopo aver partecipato ad una iniziativa tre ragazzi ed una ragazza usciti dal centro sociale La Torre sono stati aggrediti nei pressi di un chiosco di panini distante qualche centinaio di metri. Le ferite riportate dai quattro ragazzi hanno richiesto cure ospedaliere. La ricostruzione dei fatti ci conduce ad affermare che l’aggressione effettuata da parte di una decina di fascisti armati di bastoni e a volto coperto sia stata premeditata, violenta e vigliacca.

Il fatto segue di pochi giorni l’attacco subito dal Forte Prenestino, a sua volta solo l’ultimo di una serie di episodi che con sempre maggiore frequenza vedono realtà antagoniste e sociali, migranti e singoli compagni/e, nella città di Roma come in altre parti d’Italia, soggetti dell’attenzione di squadracce fasciste. Fatti che si alimentano di un humus culturale che fa della xenofobia, dell’esclusione sociale, dell’attacco feroce ai diritti delle donne e a quelli dei lavoratori e delle lavoratrici il perno dell’attività politica quotidiana delle destre e delle sinistre riformiste.

La campagna elettorale è iniziata.
Tra il "toponomastico" sindaco Walter Veltroni e il prefetto sgomberino Achille Serra, si inseriscono le forze della destra radicale e sociale impegnate ad accaparrarsi voti e sedie. E’ evidente che la battaglia che si apre a destra passa anche dall’affermarsi in strada e va a fare il gioco dei *democratici* pacificatori sociali.
Difficile e’ capire chi muove i fili e chi getta benzina sul fuoco, chi in nome di uno pseudo ribellismo anti-sistema manda allo sbaraglio giovani testosteronici, che finiscono per essere gli utili idioti di qualcuno.

Con la rabbia nel corpo, ma tutt’altro che sorpresi, continueremo ad agire sul territorio rispondendo alle provocazioni con le modalita’ che ci appartengono. Altre sono le nostre priorita’, come la lotta alla direttiva Bolkenstein e alla precarieta’, il sostegno ai detenuti e alle detenute nella battaglia contro ogni carcere, l’opposizione alle leggi liberticide su CPT, droghe e liberta’ individuali, l’impegno al fianco degli imputati nei processi di Genova 2001.
Le ferite si rimarginano, la determinazione resta intatta.

 

 

 

COMUNICATO SULL’ASSALTO CSOA FORTE PRENESTINO 

 

Un copione consunto.
Notte fonda. Venti balordi che assaltano armi alla mano il vecchio Forte.
Ennesimo sfogo testosteronico di qualche esagitato, o tassello di una strategia
politica piu’ complessa? Per ricostruire con chiarezza ciò che è successo nella notte
fra il 9 e il 10 gennaio 2006 dobbiamo partire dalla stessa data di 26 anni prima. Il 10 gennaio 1979 – ad un anno dai fatti di Acca Larentia – Centocelle è teatro
di una rabbiosa dimostrazione organizzata da formazioni dell’estrema destra.
Gli scontri culminano con l’attacco alla sede della Democrazia Cristiana di via dei Narcisi,
riconvertita recentemente in sede di Alleanza Nazionale.
Il bilancio è tragico: un ragazzo di 17 anni viene freddato alle spalle da un colpo
di arma da fuoco esploso dalla polizia. Si tratta di un giovane neofascista dell’ EUR:
Alberto Giaquinto.

Per i successivi 25 anni quello del 10 gennaio diventa un appuntamento fisso della destra romana,
commemorato da sparuti nostalgici con la deposizione di fiori sotto la lapide all’angolo di via dei Noci.

Solo poche scaramucce segnano l’attività nazifascista a Centocelle fra la fine degli anni ’90 e il 2003.

Unico fatto di rilievo è il tentato assalto al Forte del 17 febbraio 2003. In quella occasione una squadraccia
si accanisce – alle 4 di notte – su un camion parcheggiato nel piazzale davanti all’ingresso, allestito con
amplificazione e scenografie per la manifestazione contro la guerra del giorno successivo.
Mentre inneggiano al duce, i neo-mazzieri lanciano sul portone due bottiglie incendiarie che
provocano solo lievissimi danni.

Arriviamo al presente quando la destra sociale – servendosi di manodopera che si dichiara nazista
o fascista a seconda delle sfumature – mette a frutto la strategia di intrusione e consolidamento
nelle periferie romane. Il passaggio evidente di questa strategia – il cosidetto "outing" – avviene
a Centocelle nell’anno 2005. Da mesi era incrementata la presenza di scritte nazi-fasciste sui muri,
nonostante i militanti "indigeni" fossero e continuano ad essere ridotti ad una dozzina.
I partecipanti alla commemorazione del 10 gennaio 2005 erano più di 50, implotonati davanti alla lapide.

Avvisaglie a preludio del "Giugno caldo" di Centocelle.

I nazisti di Forza Nuova che chiedono di "celebrare" il 4 giugno – la liberazione di Roma dal nazifascismo –
in piazza S. Felice da Cantalice.

L’indignazione di tutta la rete territoriale che, indicendo un’iniziativa per la stessa data, impedisce che venga
concessa l’autorizzazione alla sfilata nazista.

L’assalto al Forte del 3 Giugno, quando una squadraccia armata di bastoni e coltelli sfiora l’omicidio,
ferendo gravemente alla gola un giovane redattore di Radio Onda Rossa.

La "Festa Antifascista" del 4 Giugno che porta in piazza un migliaio di persone. Una risposta determinata,
che predilige un approccio comunicativo con il quartiere, denunciando con fermezza il tentato omicidio senza
lasciarsi trascinare in anacronistiche logiche da faida fra bande.

La nuova richiesta della piazza da parte di F.N. per il 18 dello stesso mese, la corrispettiva richiesta della rete
antifascista e il successivo divieto del prefetto per entrambe.

La giornata del 18 Giugno, con il maldestro tentativo di infiltrazione nel quartiere dei nazi respinti prima
dall* antifascist* e dispersi poi dai "tutori dell’ordine", con tragicomiche conseguenze per alcuni disorientati
giovani seguaci di Fiore. Una fuga scomposta, che denuncia l’avventatezza di un simile esercizio.

Da quel Giugno, a Centocelle, seguono alcuni mesi di calma apparente.
Il Forte, oltre alle consuete attività culturali e politiche, aumenta il suo impegno nel territorio sviluppando
localmente i temi della memoria e del consumo critico.

Con la partecipazione a "R.U.T.S." – Rete Urbana per il Territorio e la sua Storia – un progetto che, introducendo
nelle scuole medie e superiori la conoscenza storica del proprio quartiere, mira a ricostruire la memoria degli abitanti
di Centocelle, medaglia d’oro della resistenza.

Con l’allestimento nel quartiere del mercato "terraTERRA", una "azione diretta" che affronta la questione dei consumi
in modo propositivo e concreto. Appuntamento mensile che ha permesso a molti dei cosidetti "consumatori"
di emanciparsi dalla "Grande Distribuzione Organizzata", entrando in contatto diretto con coloro che producono
i beni alimentari nel rispetto della t/Terra e di chi ci vive sopra.
L’ultimo mercato in via delle Betulle risale allo scorso 18 Dicembre.

Passato il Capodanno 2006 riappaiono manifesti e scritte che ricordano l’appuntamento di Acca Larentia
e del 10 gennaio, come da tradizione. Ma quest’anno i fascisti giocano di anticipo. La sera del 9 Gennaio alle 23
circa si materializzano in piazza dei Mirti più di cento "camerati". Non hanno sbagliato giorno, vogliono marciare
indisturbati per il quartiere e inscenano una lugubre sfilata implotonati in 20 file da 5 uomini. A scortarli ci sono alcune
automobili, mentre un’unica volante dei Carabinieri, un’Alfa Romeo 155, li controlla senza intervenire.
Fortunatamente a Centocelle non mancano le "vedette" antifasciste.

Al Forte nel frattempo e’ appena finita l’assemblea di gestione, e restano nell’edificio solo una decina di occupanti.
In breve tempo arriva la notizia dell’inquietante "presenza" e viene serrato il portone in via precauzionale.
Pochi minuti dopo la mezzanotte una voce chiama dall’esterno, nel goffo tentativo di farsi aprire.
Immediatamente dopo parte una scarica di bottiglie e sassi mentre si alzano le solite urla inneggianti al duce
e altre amenità simili. I nazi visibili sono almeno venti e cercano di forzare il portone, che regge l’impatto.

Continua il lancio di oggetti ma viene arrestato dal plexiglass posto a protezione della fascia alta del portone
e dopo una decina di secondi viene attivata la potente sirena di emergenza. Gli esagitati si spaventano e scappano
immediatamente, senza provocare danni di rilievo e soprattutto senza che nessuno rimanga ferito.
Il tutto è durato circa trenta secondi e la velocità della loro fuga ci ha impedito di attivare gli ulteriori dispositivi di difesa.
Peccato.

Nel volgere di pochi minuti raggiungono il Forte piu’ di 60 "amiche" ed "amici", grazie ad un tamtam telefonico.
Poco dopo l’una si muove dal Forte un nutrito gruppo a verificare eventuali presenze residue.
Le decine di scritte che imbrattano i muri di Centocelle restano l’unica traccia del passaggio dei nazi.

Azione Giovani è storicamente uno "sponsor" delle commemorazioni del 10 Gennaio. La loro sede di via delle Palme
– a poche centinaia di metri dal Forte – era aperta fino a pochi minuti prima della mezzanotte. Una combinazione?

Nessun essere umano fornito di ragione può pensare che la marcetta "spontanea" del 9 gennaio – scortata dai Carabinieri –
e l’assalto al Forte "dopo mezzanotte" siano una semplice coincidenza.

Ci sembra davvero strano che squadracce del genere riescano a muoversi indisturbate mentre, appena attivisti
come noi intraprendono una qualsiasi iniziativa esterna, vengono blindati, segnalati o denunciati dai tutori dell’ordine.
Non e’ nostra intenzione incrementare la presenza poliziesca in città, sia ben chiaro, ma certe "distrazioni" fanno riflettere.
Delle due l’una: o i tutori preposti sono incapaci nel loro lavoro, o sono – ancora una volta – conniventi con l’estrema destra.

Riconosciamo come alla radice di questi eventi ci sia una strategia precisa, che sfrutta la "fascistizzazione" culturale e
dei costumi per incanalare ambiti di disagio in progetti sedicenti politici, attingendo dalle curve degli stadi e dal malcontento
generalizzato. La destra, perdute regione e provincia, ha lasciato briglia sciolta ai suoi scagnozzi nel tentativo di fare alzare
la tensione e soffia sul fuoco di un conflitto che va solo a vantaggio dei potentati più beceri, corrotti e reazionari.

In questo magma qualche rancida e nostalgica "sirena" – di omerica memoria – cerca di manipolare una generazione
con l’obiettivo di riscattare un’ideologia sconfitta dalla storia stessa. Il saluto romano, la tentata riabilitazione dei "ragazzi di Salò",
il disgustoso revisionismo storico, tutti sintomi evidenti di un assalto culturale ignorato e a volte addirittura _legittimato_
da una "certa sinistra" istituzionale.

Chi sceglie il linguaggio della violenza indiscriminata, dove vuole arrivare?

L’esperienza lancinante e luttuosa degli anni settanta non ha insegnato nulla?

Quanto sangue si deve versare prima di capire l’assurdità di queste dinamiche?

Da parte nostra, dopo venti anni di occupazione, proseguiamo senza spostare di un millimetro
la nostra volontà di incidere sul presente, combattendo con gli strumenti della ragione
e del desiderio chiunque abbia la guerra dentro. Ad ogni livello.

Resta bizzarro notare come in questa occasione sia stato proprio il "canto" di una sirena acustica
a dissuadere un manipolo di imbecilli.

"le oche" del csoa Forte Prenestino